Visualizzazione post con etichetta cva. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta cva. Mostra tutti i post

2 novembre 2017

CVA SPA - VERSO LA QUOTAZIONE IN BORSA? ELEMENTI DI APPROFONDIMENTO.


Una serata di approfondimento per capire qualcosa di più sulla società CVA spa e per maggiori informazioni sulla discussa quotazione in Borsa della stessa.



*Chasing pavements: è come cercare di raggiungere qualcosa pur già sapendo in partenza che sarà destinato ad un fallimento. 
Come voler  provare lo stesso, perchè si ha una speranza senza fondamento.

15 ottobre 2017

STOP ALLA QUOTAZIONE IN BORSA DI CVA

Stop alla quotazione in borsa della Cva Spa. Problemi aperti e priorità.
  1. E' prioritario dare la possibilità ai cittadini valdostani di esprimersi in merito alla quotazione in borsa di una parte del capitale sociale di Cva spa.
  2. Ad oggi esiste una risoluzione approvata all'unanimità in consiglio regionale in cui viene affermato che la decisione definitiva in merito all'iter dovrà essere presa in consiglio regionale (e non attraverso altri strumenti di partecipazione per es. dibattito pubblico, referendum, ecc).
  3. Le firme fino ad ora raccolte non sono certificate e quindi non sono utilizzabili per attivare iniziative referendarie; alcuni giuristi  ritengono che il tema da portare a referendum (non quotare Cva in borsa - norma prevista da una legge di bilancio) risulterebbe inammissibile, qualora presentato in via ufficiale.
  4. Per modificare la legge sui referendum ed individuare una formulazione che consenta una deroga per autorizzare il “referendum no quotazione Cva spa”, serve una maggioranza di voti in consiglio regionale difficilmente raggiungibile entro maggio 2018.
  5. Valutare insieme a tutti i componenti del "comitato stop quotazione cva" se procedere alla raccolta firme certificate anche se  non utilizzabili allo scopo ultimo (referendum), ma solo per mantenere alta l'attenzione sull'argomento, anche chiedendo alle forze politiche e ai gruppi consigliari disponibilità in tal senso.
  6. La maggioranza e il governo regionale formatosi in data 13 ottobre 2017 ha inserito nel programma di governo dei prossimi sei mesi un punto dedicato a Cva le seguenti parole "prosieguo dell'iter di valutazione della quotazione in borsa". Salvo errori il nuovo governo porterà in consiglio regionale a fine Gennaio 2018, l'esito dell'iter di valutazione per incassare politicamente la realizzazione e il completamento del progetto (impossibile con la precedente maggioranza) portando in consiglio regionale la decisione finale e utilizzando i 21 voti a sua disposizione. 

---


Legge regionale 25 giugno 2003, n. 19
Art. 3 (Limiti di ammissibilità)

L'iniziativa legislativa popolare non è proponibile per:

a) leggi tributarie e di bilancio;

b) leggi in materia di autonomia funzionale del Consiglio della Valle;

L'iniziativa non può essere esercitata nei sei mesi antecedenti la scadenza del Consiglio della Valle. Per iniziativa si intende la presentazione del testo della proposta di legge a norma dell'articolo 5.

art 45
iniziativa e indizione referendum

La richiesta di referendum consultivo può essere avanzata dalla Giunta regionale, o da almeno un terzo dei consiglieri regionali o da almeno un cinquantesimo degli elettori entro un mese dalla trasmissione al Consiglio della Valle del provvedimento legislativo o dell'atto amministrativo di particolare rilevanza generale. (12)

La deliberazione del Consiglio della Valle che stabilisce l'effettuazione del referendum consultivo contiene il quesito da rivolgere agli elettori.

Il Presidente della Regione indice, con decreto, il referendum consultivo, entro dieci giorni dalla trasmissione della deliberazione consiliare di cui al comma 1 da parte del Presidente del Consiglio della Valle.

Art. 46 
Nel caso di referendum consultivo di iniziativa popolare, si osservano, in quanto applicabili, le disposizioni di cui al Capo II relative alla raccolta e alla verifica delle firme. (13)

Per lo svolgimento del referendum consultivo si osservano, in quanto applicabili, le disposizioni per lo svolgimento del referendum abrogativo di cui al Capo II.


---

Sprechi, scandali e privilegi l'autonomia senza limiti che regna in Valle d'Aosta
La più piccola regione italiana è un esempio di malagestione. Al riparo del suo statuto speciale e di una politica pervasiva

di SERGIO RIZZO
la repubblica.it
29 ottobre 2017

Sprechi, scandali e privilegi l'autonomia senza limiti che regna in Valle d'Aosta
Il casinò di Saint Vincent
«In un casinò la regola è far continuare a giocare i clienti. Più giocano e più perdono, e alla fine becchiamo tutto noi», fa dire Martin Scorsese a Robert De Niro, alias “Asso” Rothstein, nel film Casinò. Regola che a Saint Vincent, tuttavia, nessuno ha mai applicato. Perché se avesse funzionato anche lì, come nelle case da gioco del mondo intero, il Casinò de la Vallee non avrebbe perso una montagna di soldi. Centotrentaquattro milioni 583.189 euro dal 2003 al 2016, che fa 26.311 euro al giorno. Ogni valdostano, neonati compresi, perde al Casinò un centesimo all’ora. E non è una battuta a effetto, ma un’emorragia economica reale: perché la casa da gioco è pubblica, di proprietà della Regione. Che ora, dopo il rosso monstre dell’anno scorso (46,6 milioni!) dovrà con ogni probabilità rimettere mano al portafoglio per ricapitalizzare: almeno una ventina di milioni.

Un altro fra i prodigiosi risultati delle autonomie regionali? In una certa misura. Di sicuro il Casinò è oggi lo specchio della Valle D’Aosta. E se è legittimo chiedersi che senso abbia la sopravvivenza di statuti regionali speciali che spesso risultano fonte di sprechi e privilegi anacronistici e non più giustificabili, in questo caso la domanda è ancor più radicale: a settant’anni dai trattati di pace di Parigi del 1947 che ne sono di fatto l’origine, può ancora esistere una Regione così?

Il record di dipendenti pubblici
Secondo l’ultimo dato Istat la Valle D’Aosta ha 126.883 abitanti. Più o meno la metà di Verona, o se preferite tanti quanti sono i residenti di Giugliano in Campania, provincia di Napoli. Con la densità territoriale minore del Paese, la popolazione è disseminata in 74 comuni. Ognuno dei quali ha i relativi uffici. Ci sono poi quelli della Regione, oltre alle strutture periferiche dello Stato centrale. Il che rende questa microscopica Regione il più massiccio serbatoio di posti pubblici della nazione in rapporto agli abitanti. L’Istat dice che ce ne sono 14.101, ovvero uno ogni nove valdostani. Dei quali posti, va precisato, ben 2.821 sono occupati dai dipendenti regionali. Duecento in più rispetto alla vicina Regione Piemonte, che però di abitanti ne ha 4,4 milioni.

Ma non basta. Perché si deve aggiungere la pletora assurda delle società pubbliche. Nel portafoglio della Valle D’Aosta si contano una sessantina di partecipazioni di primo e secondo livello, con un numero di posti a carico del bilancio regionale non inferiore alle 2.300 unità. Settecento solo nel Casinò. Per non parlare dei 22 “enti strumentali” elencati nel bilancio regionale. Se poi si calcola anche l’indotto, si può dire che in ogni famiglia c’è chi campa con i denari pubblici.

Tutto parte da qui. Per chi non lo sapesse, la Valle D’Aosta è l’unica Regione italiana il cui governatore non è votato dal popolo, ma nominato dal consiglio regionale. Succede quindi che dopo le dimissioni del presidente Pierluigi Marquis seguite al ritrovamento di 25 mila euro in contanti nel suo ufficio, non si torni a votare. Perché la crisi si risolve esattamente come nella prima repubblica, con una manovra di corridoio. Anche se nulla cambierebbe pur tornando al voto. Perché in una comunità così ristretta, con il meccanismo delle tre preferenze, il sistema è congegnato in modo tale da garantire la conservazione del potere. Accontentando tutti grazie allo statuto speciale.

Il bastone del comando
In una Regione normale come la Lombardia c’è una poltrona ogni 125 mila abitanti. Seguendo lo stesso criterio, il consiglio regionale della Valle D’Aosta dovrebbe averne una sola. Invece sono 35: una ogni 3.600 residenti. Con i costi che ne conseguono, se si considerano anche i 111 dipendenti del medesimo consiglio. Dal 1946 a oggi, per più di sei decenni, il bastone del comando è stato nelle mani dell’Union Valdotaine, che ha governato ininterrottamente negli ultimi ventiquattro anni fino all’arrivo Marquis della Stella Alpina, il quale ha retto soltanto sei mesi e poi s’è dovuto dimettere. Prima di lui, la lunga epoca di Augusto Rollandin, ultimo vero padre padrone di una Regione dove un certo modo di intendere la politica ha allagato l’intera società. Come dimostrano alcuni dettagli solo apparentemente trascurabili.

Prima di essere nominato governatore Rollandin era presidente della Compagnia valdostana delle acque, l’azienda pubblica che gestisce gli impianti idroelettrici acquistati nel 2001 dalla Regione con un’operazione di cui si parla più avanti. Società nella quale l’assessore al turismo Aurelio Marguerattaz, già membro del collegio sindacale del Casinò, è stato peraltro revisore. Mentre lo stesso Marquis aveva in passato occupato le poltrone di presidente della Società autostrade valdostane e del Raccordo autostradale Valle D’Aosta spa.

L'ombra del voto di scambio
Su 35 consiglieri, una decina hanno ricoperto incarichi in aziende o enti regionali. E colpisce che in quattro siano stati sospesi ai sensi della legge Severino perché raggiunti da condanne in primo grado in seguito alle inchieste sull’uso improprio dei fondi di partito. Mai però come hanno colpito le sconvolgenti affermazioni di Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare antimafia, che giovedì 19 ottobre ha scioccato l’intera Regione con queste parole: «In una realtà con così pochi elettori e una presenza significativa di persone riconducibili a gruppi ‘ndranghetisti è singolare che in Valle D’Aosta non si sia indagato sul voto di scambio per accertare se ci sono stati tentativi di condizionamento sulle scelte politiche e amministrative».

Ombre davvero inquietanti, che si aggiungono alle tante che già aleggiano sulla più piccola Regione italiana. Al riparo dello statuto speciale e di un potere politico così pervasivo qui tutto può accadere. Sfiorando il limite delle regole imposte a ogni buon padre di famiglia. Per esempio, può succedere che la Regione acquisti un albergo (l’hotel Billia) per la rispettabile cifra di 58 milioni, con il risultato di aggravare la traballante situazione finanziaria del Casinò e ritrovarsi sul groppone altro personale.

L'affare Skyway
Oppure che la medesima Regione spenda 162 milioni per realizzare un impianto avveniristico come lo Skyway affidandone la gestione alla società Funivie Monte Bianco nella quale i privati hanno metà meno una quota del capitale. Però senza che sia stata fatta una gara, perché quella società era in origine tutta privata. O ancora, capita che più di 30 milioni dei contribuenti vengano investiti in un aeroporto gestito da un’altra società controllata da un petroliere genovese proprietario della compagnia aerea Air Vallée. Ma con la partecipazione, anche qui, della Regione che continua a tirare fuori i soldi.

I derivati con Deutsche Bank
Piccolo particolare, dal 2008 non c’è un volo di linea e l’aeroporto è costato quest’anno un altro milione e mezzo a un bilancio regionale pieno di sorprese. Una per tutte. Si scopre che dal 2001 la Regione ha stipulato con Deutsche bank un contratto in derivati per 543,1 milioni (4.310 euro per ogni cittadino) a valle di un prestito obbligazionario per comprare le centrali idroelettriche. Motivo, tutelarsi dal rischio di aumento dei tassi d’interesse. Fatto sta che i tassi sono al minimo storico e per quel contratto ventennale i valdostani stanno accantonando 43,5 milioni l’anno: circa 27 di capitale e 16 di interessi. Fare i conti non è difficile.

Poi si è reso necessario per legge un riaccertamento dei residui attivi e passivi nel bilancio regionale, con
il risultato che l’avanzo di amministrazione di 217,6 milioni del 2015 si è trasformato in un disavanzo di 204,8 milioni. Niente male, per una Regione che per statuto può trattenere in casa il 90 per cento delle tasse. Esattamente come ora vorrebbe il Veneto di Luca Zaia…

22 agosto 2017

CVA E QUOTAZIONE IN BORSA: TROPPI SILENZI

Cva quotata in borsa ci sono troppi silenzi

Nel Celva (Consorzio Enti Locali Valle d'Aosta) l'assemblea dei sindaci, i giorni scorsi, ha discusso molto sulla variazione del bilancio regionale proposta dal governo. Non risulta invece che alcuna discussione sia stata intrapresa sulla quotazione in borsa (privatizzazione) della Cva (Compagnia Valdostana Acque) che pure avrebbe conseguenze nefaste sulle finanze dei Comuni. Sottolineo le conseguenze nefaste: gli utili prodotti dalla Cva anziché interamente alla Regione, e quindi ai Comuni, andranno in parte a banche, privati e speculatori nostrani. A meno che la Regione successivamente non intenda riacquistarne le quote. Ma allora perché vendere? In borsa poi esistono le Opa (Offerte Pubbliche di Acquisto) delle aziende quotate. Chi ci garantisce che, venduta anche solo una quota di minoranza della Cva, non ci sarà in futuro una offerta pubblica di ac- Cva quotata in borsa ci sono troppi silenzi qui sto da parte dei privati sino a raggiungere il 51% e quindi il controllo totale della società? E con la privatizzazione, di fronte al repentino cambio climatico e alle conseguenze idriche, i nostri grandi bacini, Beauregard, Maen, Place Moulin, da chi saranno gestiti? E In funzione della pubblica utilità o dei profitti? E ancora, chi ci garantisce che, con la privatizzazione, non ci aumentino la bolletta dei consumi di energia elettrica? Vedi autostrada valdostana gestita da privati. Molti giustificano le scelte di privatizzare con due motivazioni. La prima: gli introiti della privatizzazione della Cva permetteranno di investire di più e di fare nuove acquisizioni. Ma si può sempre rispondere che Cva, su indicazioni del Consiglio regionale, può sempre utilizzare una parte degli utili per nuovi investimenti. La seconda: ci sarà maggiore trasparenza sulle assunzioni, sulla gestione degli impianti, sulle nomine dei dirigenti. Ma chi dice che queste cose non si possano fare subito? Per esempio eliminando le assunzioni clientelari e introducendo il concetto delle professionalità. E i dirigenti? Potrebbero essere nominati dal Consiglio regionale, anziché dal governo rendendo il tutto maggiormente trasparente. Nel 2011 al referendum nazionale contro la privatizzazione delle acque, anche in valle la maggioranza dei cittadini si era espressa affinché le acque rimanessero un bene pubblico e un bene comune. Domanda: come intendono il governo e il consiglio regionale rispettare questo mandato della sovranità popolare? Infine, sindaci, assessori e Consigli comunali come intendono intervenire su una questione fondamentale per il futuro della nostra Valle? Con il silenzio? 

ALESSANDRO BORTOT LEWIS 
NUS

La Stampa ed. vda
13/08/2017

9 agosto 2017

CVA SPA - DATI FINANZIARI E PIANO INDUSTRIALE ANCORA RISERVATI

CVA ( Compagnia Valdostana delle Acque) ha depositato in data 7 agosto 2017 presso Finaosta il Piano Industriale 2018-2020 e il Piano Strategico.

Sul proprio sito web http://www.cvaspa.it/cva/dati_finanziari/bilanci ad oggi non risulta ancora pubblicato il bilancio 2016 nonostante lo stesso sia gia stato approvato a luglio 2017.
La presentazione di tali documenti era stata richiesta da apposite mozione approvate in Consiglio Regionale nelle sedute del 21 giugno 2017 e 14 luglio 2017.
I documenti per il momento ancora riservati sono rivolti all'azionista e agli organi competenti alla vigilanza.
E' auspicabile che questi documenti una volta esaminati dagli organi competenti vengano messi a disposizione di tutti i cittadini interessati.


15 giugno 2017

CVA: NON E PIU' OBBLIGATORIA LA QUOTAZIONE IN BORSA: IL DECRETO MADIA E STATO MODIFICATO


Il consiglio dei ministri n° 33 del 9 giugno 2017, ha modificato il decreto Madia sulle società a partecipazione pubblica. In particolare “sono ammesse le partecipazioni nelle società aventi per oggetto sociale la produzione di energia da fonti rinnovabili” e, in ogni caso “l’esclusione, totale o parziale, di singole società dall’ambito di applicazione della disciplina può essere disposta con provvedimento motivato del Presidente della Regione”. *

Questo significa che, a differenza di quanto detto finora, la quotazione di CVA in borsa non è né obbligatoria, né urgente.

Chiediamo pertanto che alla luce di queste correzioni, la giunta regionale sospenda momentaneamente il processo di quotazione della Società Valdostana Acque e che si proceda ad un nuovo confronto, che coinvolga tutti i cittadini Valdostani.

----

I consiglieri comunali dei gruppi GM Minoranza e Altra VdA la pregano di iscrivere nell'Ordine del Giorno del prossimo Consiglio Comunale il seguente ordine del giorno avente per oggetto:

TORBIDE, SCOTTANTI, AMARISSIME ACQUE
Parte della storia della Valle d’Aosta, e sicuramente quella della sua autonomia, si identifica anche con i ripetuti tentativi, a volte coronati da successo, più spesso vanificati, di riappropriazione delle acque e del loro sfruttamento da parte della sua popolazione;
questa battaglia, condotta prima per l’uso agricolo delle acque, in seguito per il loro potenziale idroelettrico, forse più di ogni altra caratterizza e incarna allora lo spirito autonomistico dei Valdostani nei secoli; 

detto spirito era – e per alcuni versi rimane – spiccatamente comunale, tanto forte era l’identificazione delle varie comunità con il “loro” corso d’acqua;
la “questione delle acque”, nella sua accezione idroelettrica, giocò tra l’altro un ruolo fondamentale nelle vicende – in parte ancora sconosciute – che portarono al tentativo di annessione alla Francia della Valle d’Aosta, le cui conseguenze ancor oggi sono facilmente identificabili;
appunto lo Stato, sia esso quello sabaudo, fascista o apparentemente democratico, si è sempre tenacemente opposto a questa rivendicazione, favorendo tra l’altro in modo quasi sempre sfacciato grandi gruppi commerciali, fossero essi privati o di proprietà pubblica;
la R.A.V.A., con un’operazione i cui significati simbolici vanno ben al di là del suo valore meramente economico, è diventata proprietaria della stragrande maggioranza degli impianti di produzione di energia idroelettrica valdostani;
purtroppo, simile risultato è stato parzialmente inquinato da una gestione discutibile del cespite sì acquisito, al punto da far sorgere pesanti sospetti sulla scelta dei fornitori della società pubblica (C.V.A.) allo sfruttamento delle acque costituita;
ulteriori storture ne hanno rallentato o ostacolato il buon funzionamento, segnatamente l’uso che ne è stato fatto quale “pronta cassa” cui attingere per coprire le ingenti perdite da altre, ancora peggiori gestioni di cespiti pubbliche generate ;
simili perversioni dello spirito originario della costituzione della società indicata, essa stessa come detto potente simbolo di autonomia e di speranza, non possono cancellarne né l’importanza né l’essenza, da ritenersi condivisa tra tutti i comuni della Valle, ma richiedono invece una gestione professionale e orientata allo sviluppo futuro;
con però legge Regionale n° 24/2016 (legge di stabilità per il triennio 2017-2019) all'art.27, si autorizza la Regione ad adottare ogni atto necessario per la quotazione in borsa della Società controllata Compagnia Valdostana delle Acque (CVA S.p.A);
detti “atti necessari” sono stati finora compiuti nella più totale opacità, in violento spregio all’importanza comune della società indicata;
sulla loro stessa “necessità” pendono non pochi dubbi – anch’essi accuratamente taciuti tanto nel discorso pubblico quanto in quello mediatico–, nonché la previsione di una modifica dei decreti che avrebbero imposto la quotazione anche parziale in Borsa a pena di condurla all’alienazione totale e forzata;
in particolare, con le “Disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175, recante “Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica” (decreto legislativo – esame definitivo)”, approvate dal Consiglio dei Ministri del 9 giugno u.s., viene previsto che “l’attività di autoproduzione di beni e servizi possa essere strumentale agli enti pubblici partecipanti o allo svolgimento delle loro funzioni; che sono ammesse le partecipazioni nelle società aventi per oggetto sociale la produzione di energia da fonti rinnovabili e che le università possono costituire società per la gestione di aziende agricole con funzioni didattiche; che, nel caso di partecipazioni regionali o delle province autonome di Trento e Bolzano, l’esclusione, totale o parziale, di singole società dall’ambito di applicazione della disciplina può essere disposta con provvedimento motivato del Presidente della Regione o dei Presidenti delle province autonome di Trento e Bolzano, adottato in ragione di precise finalità pubbliche nel rispetto dei principi di trasparenza e pubblicità. Inoltre, viene espressamente previsto che il provvedimento di esclusione sia trasmesso alla competente Sezione regionale di controllo della Corte dei conti, alla struttura di monitoraggio del Ministero dell’economia e delle finanze”;
in queste condizioni, apparirebbe doverosa come minimo una moratoria nelle operazioni di quotazione e, in ogni caso, a un tempo un’informazione nettamente più completa e una presa di posizione di ognuno dei soggetti coinvolti, perlomeno di quelli istituzionalmente e storicamente titolati a farlo, i Comuni;
Aosta nulla ancora ha espresso in proposito.
Si impegna
Il Consiglio comunale di Aosta a richiedere all’Amministrazione regionale piena e totale documentazione sul processo di quotazione della Società controllata C.V.A. s.p.a., con il pressante invito a esplorare ogni strada che permetterebbe di evitarne l’alienazione anche parziale e in ogni caso la raccomandazione a operare nella vicenda in completa e assoluta trasparenza.
Etienne Andrione, Carola Carpinello

3 giugno 2017

CVA VERSO LO QUOTAZIONE IN BORSA? IL 6 E 7 GIUGNO SE NE PARLERA IN CONSIGLIO REGIONALE

Sono ancora tante le domande in merito all'iter di quotazione in Borsa di Cva spa.

Eccone alcune:

perché non si è deciso subito di nominare tramite procedura pubblica un Advisor per la quotazione in borsa prima di procedere alla selezione delle banche del consorzio di collocamento.

in assenza dell'Advisor, chi ha scritto i contenuti relativi alle lettere d'invito a manifestare interesse per il ruolo di Global Coordinator, Joint Brookrunner e Sponsor dell'Ipo.

in assenza dell'Advisor, chi ha letto studiato e classificato le risposte di tutte le banche invitate alla gara o alla manifestazione d'interesse; 

i criteri per dare tali  mandati come i ruoli alle banche del consorzio di collocamento di norma sono Equity Story, League Table ed offerta economica. 

In mancanza di un Advisor, da chi è costituito il team le cui professionalità hanno consentito di valutare tutte le risposte e dare il mandato alle banche del consorzio di collocamento.

Si chiede di conoscere se la Giunta Regionale sia a conoscenza di quanto accaduto e quali intendimenti intenda assumere al riguardo.  

---

Nel 2000, per comperare 26 centrali idroelettriche dell'ENEL la Regione Valle d'Aosta ha impegnato circa 800 miliardi di lire (le ultime rate del mutuo pari a 23 milioni di euro scadranno nel 2021).

Ciascun valdostano ha contribuito all'acquisto delle centrali idroelettriche mediamente con circa 3000 Euro. Dal momento che CVA spa è una societa privata interamente controllata dalla Regione attraverso Finaosta spa. 

In ultimo anche tutti i cittadini valdostani sono i veri azionisti di Cva spa.

Come può pensare la Regione (che controlla Finaosta) di fare cassa vendendo una società senza una previa consultazione dei cittadini valdostani.


I nostri governanti si comportano come se le risorse della Valle d'Aosta fossero a loro completa ed esclusiva disposizione,  ma non è cosi.

Perchè si intende vendere quota parte della società ad altre aziende, attraverso il mercato 

La Compagnia Valdostana delle Acque deve restare totalmente pubblica e totalmente valdostana.

Se la venderanno perchè non chiedere a chi ci governa di restituirci, con gli interessi, i nostri soldi.



14 maggio 2017

PER UNA CVA (COMPAGNIA VALDOSTANA DELLE ACQUE) PUBBLICA E TRASPARENTE

Nuova giunta regionale e cambiamento di metodo.

Il presidente Marquis all’atto del suo insediamento, ha dichiarato di voler "cambiare metodo": sentire e ascoltare associazioni, comitati, organizzazioni sindacali per introdurre una nuova forma di partecipazione alle decisioni.

La decisione in merito alla quotazione in borsa CVA (decisa dalla precedente maggioranza regionale a dicembre 2016), la gestione dei grandi investimenti e le scelte in merito alla gestione degli utili di tutte le società partecipate sono argomenti e decisioni importanti per tutta la comunità.  

Occorre far chiarezza sui seguenti argomenti:

Quali sono i  motivi per procedere nella quotazione in borsa, nonostante la richiesta di moratoria annunciata da alcune forze politiche e che sarà posta in discussione in Consiglio regionale a Giugno 2017. 

E' vero che entro luglio 2017 la società Cva spa (se non riceverà ulteriori disposizioni) presenterà istanza formale di quotazione in Borsa, essendo già stati individuati gli advisor (Mediobanca e Credit Suisse)?

A quanto ammontano le spese complessive per l'iter di quotazione, più o meno di 4 milioni di Euro?   

E' vero che la Regione Valle d'Aosta deve ancora sborsare 23 milioni all’anno sino al 2021 (totale debiti circa 150 milioni di Euro) per pagare i debiti contratti negli anni novanta per l’acquisto dall’Enel degli invasi, delle centrali e degli impianti di proprietà ora di CVA

E' vero che il debito pregresso per l’acquisto è a carico della Regione, ma gli utili CVA vanno direttamente nelle casse della Finaosta spa (finanziaria della regione Valle d'Aosta- interamente di proprietà regionale) 

Quali sono i criteri e le modalità di gestione degli utili accumulati dall’atto dell’acquisto e ove sono stati investiti.

Quanti milioni di Euro sono stati utilizzati dalla vecchia maggioranza regionale e quanti ne sono ancora disponibili investiti in titoli o investimenti e partecipazioni in altre società (Casino de la Vallée spa o altre società)

Tenuto conto che mediamente ogni anno gli utili medi della Cva ammontano a 50 milioni  di Euro nel caso di quotazione in borsa del 35 % del valore di quotazione è vero che mediamente oltre 15 milioni di euro andranno ai nuovi investitori (banche e investitori istituzionali) e non ai cittadini valdostani.

Nel caso di quotazione la somma liquida a disposizione della società Cva e Finaosta e quindi della Regione Valle d'Aosta potrebbe ammontare a oltre 300 milioni di Euro? 

In quali settori economici della regione si intenderebbero investire le liquidità disponibili nelle società partecipate?

---

13/05/2017 - La Vallée Notizie - pagina 11

Cva in Borsa, «L'iter andrà avanti» Tra i «mal di pancia» in maggioranza. 

«Tenendo conto della situazione la società sta proseguendo l'iter di quotazione e alla fine, quando il lavoro sarà presentato, spetterà all'azionista l'ultima parola». 
Parole del presidente della Regione, Pierluigi Marquis. Nei giorni scorsi i consiglieri regionali Elso Gerandin (Mouv) e Andrea Padovani (L'Altra Valle d'Aosta) avevano chiesto di sospendere l'iter. Passaggio necessario per aprire nella maggioranza - che appoggiano - una riflessione sull'operazione. 
Sospensione che al momento non sembra essere nelle corde del governo regionale «anche perché ad oggi non è stato ancora approvato il decreto che modifica la Madia escludendo dall'obbligo di dismissione o vendita sul mercato le partecipate che hanno per oggetto sociale la produzione di energia da fonti rinnovabili» hanno precisato il Presidente e l'assessore alle Finanze Albert Chatrian lunedì scorso, 8 maggio, durante il consueto incontro settimanale con i giornalisti. «Aldilà degli obblighi o meno di legge bisogna capire che il percorso di quotazione, e su questo verterà il ragionamento all'interno della maggioranza e della politica, ha un presupposto: quando ci si quota in borsa è per far crescere la società, per proiettarsi in un mercato più ampio, per lavorare con prospettive di crescita. - ha aggiunto Pierluigi Marquis - E' anche da considerare che tutto questo andrà inquadrato in un contesto di come si muove il mercato sulle energie rinnovabili, perché o si è preda o si è predatore nella vita e si corre il rischio di essere preda se non ci sono le prospettive di crescita. Sono riflessioni che andranno fatte al momento opportuno». 
Per l'iter di quotazione, Cva ha scelto Mediobanca e Credit Suisse come banche d'affari che dovranno portarla in Borsa. Il pacchetto azionario che verrebbe collocato a Piazza Affari non dovrebbe superare il 35 per cento. 

Aspettando il varo del decreto, atteso per fare chiarezza soprattutto dagli enti locali che hanno partecipazioni nelle società idroelettriche, Cva «deve essere pronta» ha aggiunto l'assessore regionale Albert Chatrian. Che ha proseguito: «La politica deve avere la possibilità di scegliere, nel momento in cui la maggioranza deciderà il suo percorso dovremo avere un'azienda pronta». 



Nel giugno 2011  si è tenuto e vinto un referendum per evitare la privatizzazioni delle acque. In Valle d'Aosta si sono recati alle urne il 65% degli aventi diritto al voto e che il 96,58% ha respinto la privatizzazione.

12 novembre 2016

CVA: COMPAGNIA VALDOSTANA DELLE ACQUE PRESTO QUOTATA BORSA. QUALI I RISCHI?

State attenti alla Cva e a scelte affrettate Lo impone una legge di questo governo liberticida e ultraliberista: liquidare, privatizzare, svendere le aziende pubbliche, dalle poste, alle ferrovie, a quelle dell’energia, e per venire a noi alla Compagnia Valdostana Acque, l’azienda regionale di proprietà interamente della Regione e proprietaria di tutte le più grandi centrali idroelettriche nel nostro territorio e altro ancora.

E così, se non vogliamo che la Cva finisca nelle mani di qualche multinazionale, di un fondo pensioni, o di qualche banca dovremmo acquistarci per la terza volta le nostre acque. La prima fu nel 1784 quando tutti i Comuni valdostani si tassarono per acquistare le acque dai nobili indigeni compresi i Savoia, pagando ben 780.000 in lire d’oro, diritto poi riconfermato anche dal Codice Albertino. La seconda, nel 2001 quando acquistammo dall’Enel le centrali per 1800 miliardi di vecchie lire, centrali di cui l’Enel, dal 1964 anno della nazionalizzazione, aveva oramai abbondantemente ammortizzato l’investimento occorso per acquistarle dalle aziende private quali la Sip. La terza sarà nei prossimi mesi se, come ho detto, non vogliamo che la Cva finisca in mano a speculatori, approfittatori con gravi conseguenze per il nostro territorio e ambiente. 

Ma è proprio necessario mettere la Cva sul mercato azionario con il rischio, anzi la certezza che con un’Opa (offerta di acquisto) finisca in proprietà a società che non centrano nulla con la nostra regione e, visti i lauti profitti che genera, acquistino e controllino la maggioranza del pacchetto azionario e di conseguenza decidano le politiche aziendali, economiche e finanziarie dell’azienda?

L’alternativa c’è, ma forse Rollandin & C. ha bisogno di fare cassa, per la prossima campagna elettorale. O ancora peggio, tramite qualche «testa di legno » non gli basta controllarne i profitti, dove investirli, quali aziende finanziare, (vedi Casinò) ma, magari in cordata con qualcun altro, vorrebbe metterci le mani sopra e tenersi i profitti senza dover rendere conto al Consiglio regionale? Qual è l’alternativa? Una società ad azionariato popolare accessibile innanzitutto a tutti i cittadini valdostani ove nessun soggetto, compresi banche locali, comuni e altri enti, possa superare, per esempio, il 5% della proprietà. 

In questo modo avremmo raggiunto almeno quattro obbiettivi: 
1) restare noi proprietari della Cva. 
2) Controllare meglio il prelievo di acque rispettando e ampliando il deflusso minimo vitale e cioè: consumo umano, flora e fauna e anche a fini turistici.
3) Decidere noi se gli utili della società ad azionariato popolare debbano essere distribuiti agli azionisti o utilizzati per abbassare il costo della bolletta della luce.
4) Le assunzioni nell’azienda saranno meno clientelari.

Già le nostre acque non sono più nostre. Infatti con trecento e più centraline idroelettriche private, praticamente su tutti i torrenti, ruscelli, Dora compresa, i maggiori profitti vanno nelle tasche dei soliti noti che in questi decenni hanno incassato con il beneplacito di Comuni e Regione utili molto consistenti e che addirittura nel nuovo piano acque vorrebbero ancora maggiore possibilità di captazioni.

Tutto questo con il silenzio assordante dei nostri Comuni che lamentano la mancanza di soldi pur avendo, se lo volessero, una miniera d’oro da utilizzare, anzi una miniera d’acqua invece di accontentarsi delle briciole. 

E a proposito del prossimo piano acque, noi e altre associazioni, come Attac Valle d’Aosta, le proposte le abbiamo fatte. I rinnovi delle subconcessioni ai privati non possono avvenire come ora in automatico. Le quote di proprietà dei Comuni vanno riviste al rialzo pena il mancato rinnovo della subconcessione. Capovolgimento del paradigma: ovvero la Regione deve stabilire come, quanto e dove si possano captare le acque, distinguendo a secondo della portata stagionale di torrenti, ruscelli, eccetera Queste captazioni devono essere messe all’asta e vinca il migliore, ponendo fine una volta per tutte che le subconcessioni vadano ai soliti noti, con le decine e decine di domande di captazioni giacenti e in attesa di qualche spinta o scambio di favori.

ALESSANDRO BORTOT LEVIS
NUS

---
La divaricazione tra liberalismo e democrazia spinge l’uno e l’altra verso due estremi che rischiano di allontanarsi sempre di più.

Da un lato il sistema globale neoliberale tende ad emanciparsi dai governi nazionali, dettando loro le proprie regole, senza farsi carico degli interessi e delle volontà dei popoli.

Dall’altro le democrazie, chiuse nei confini dei singoli Stati, incorporano dosi sempre maggiori di populismo anti-istituzionale, col rischio di cancellare le indispensabili mediazioni rappresentative.

Così i due processi opposti di globalizzazione e nazionalizzazione minacciano di deflagrare.

La via da seguire sarebbe un’altra.

Quella di articolare istituti democratici e istanze sovranazionali, diritto pubblico e diritto privato.

La stessa Unione Europea, con tutte le sue contraddizioni, costituisce per sempre l’unico spazio in cui tali esigenze possono trovare una misura comune.