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1 marzo 2016

OPERE PUBBLICHE E PICCOLI INTERVENTI - FAVORIRE LA PARTECIPAZIONE ATTRAVERSO UN "DIBATTITO PUBBLICO CON NUOVE REGOLE"

Cosa fare e proporre se...
Le scelte, i lavori decisi dalle istituzioni (amministrazioni comunali, provinciali e regionali) alcune volte non hanno alcun legame nè alcun punto di contatto con le espressioni, volontà espresse dalle forme di espressione spontanee (comitati, associazioni, ecc). 
Anche nella nostra regione si avvertono segnali di uno scollamento tra decisioni pubbliche e "sentire comune" dei cittadini organizzati o meno in associazioni. Spesso i cittadini non sono informati pienamente in merito ai costi e alle conseguenze dei progetti e delle decisioni e del loro impatto sull’ambiente o sulla salute pubblica.
Ecco alcune iniziative meritevoli da adottare nella legislazione regionale:
1) istituire forme e modalità di un vero e proprio "dibattito pubblico"
2) individuare i temi sottoponibili al "dibattito pubblico"
3) definire i soggetti che hanno diritto di attivare il dibattito
4) istituire una Autorità locale per la garanzia e la promozione della partecipazione
5) stabilire modalità e procedure per il "dibattito Pubblico".
In pratica la normativa regionale dovrebbe sancire la partecipazione alla elaborazione e alla formazione delle politiche regionali e locali come un vero e proprio diritto garantito. L'obiettivo è di promuovere la partecipazione come forma ordinaria di amministrazione e di governo territoriale in tutti i settori e a tutti i livelli amministrativi e di creare e favorire nuove forme di scambio e di comunicazione tra le istituzioni e la società.

Chi potrebbe aver diritto ad intervenire nei processi partecipativi:
di sicuro i cittadini residenti e gli stranieri o apolidi regolarmente residenti nel territorio interessato da processi partecipativi; le persone che lavorano, studiano o soggiornano nel territorio interessato; i valdostani residenti all’estero quando si trovano in valle d’Aosta; altre persone, anche su loro richiesta, che hanno interesse rispetto al territorio in questione o all’oggetto del processo partecipativo e che il responsabile del dibattito ritenga utile far intervenire nel processo partecipativo stesso.

Cosa dovrebbe fare l'Autorità regionale per la partecipazione:

L’Autorità è organo monocratico il cui titolare è individuato in persona competente nell’ambito del diritto pubblico e delle scienze politiche o di comprovata esperienza nelle metodologie e nelle pratiche partecipative, anche di cittadinanza non italiana.

L’Autorità dovrebbe valutare e ammette le proposte di dibattito pubblico sui grandi interventi, valutare e ammettere al sostegno regionale i progetti partecipativi, curare il rapporto annuale sulla propria attività e assicurarne adeguata pubblicità; assicurare anche in via telematica, la diffusione della documentazione e della conoscenza sui progetti presentati e sulle esperienze svolte, compresi i rapporti finali dei processi partecipativi;

Ad ultimazione dell'intero processo partecipativo L’Autorità trasmette i propri atti al Consiglio regionale ed ai consigli degli enti locali interessati.

Il dibattito pubblico non avrà durata superiore a sei mesi, salvo proroghe motivate. L’apertura del dibattito pubblico sospende l’adozione o l’attuazione degli atti amministrativi connessi all’intervento oggetto del dibattito pubblico.

Conclusione del dibattito pubblico.
Al termine del dibattito pubblico il responsabile del dibattito consegna all’Autorità un rapporto che riferisce del processo adottato e degli argomenti che sono stati sollevati nel corso del dibattito e delle proposte conclusive cui ha dato luogo.


Entro tre mesi dalla pubblicazione del rapporto, il soggetto proponente dichiara pubblicamente se intende:

1. rinunciare al progetto o presentarne uno alternativo;
2. proporre modifiche al progetto, indicando quelle che intende realizzare;
3. continuare a sostenere il medesimo progetto sul quale si è svolto il dibattito pubblico, argomentando motivatamente le ragioni di tale scelta.

OPERE PUBBLICHE E PICCOLI INTERVENTI - FAVORIRE LA PARTECIPAZIONE ATTRAVERSO UN "DIBATTITO PUBBLICO CON NUOVE REGOLE"

Cosa fare e proporre se...
Le scelte, i lavori decisi dalle istituzioni (amministrazioni comunali, provinciali e regionali) alcune volte non hanno alcun legame nè alcun punto di contatto con le espressioni, volontà espresse dalle forme di espressione spontanee (comitati, associazioni, ecc). 
Anche nella nostra regione si avvertono segnali di uno scollamento tra decisioni pubbliche e "sentire comune" dei cittadini organizzati o meno in associazioni. Spesso i cittadini non sono informati pienamente in merito ai costi e alle conseguenze dei progetti e delle decisioni e del loro impatto sull’ambiente o sulla salute pubblica.
Ecco alcune iniziative meritevoli da adottare nella legislazione regionale:
1) istituire forme e modalità di un vero e proprio "dibattito pubblico"
2) individuare i temi sottoponibili al "dibattito pubblico"
3) definire i soggetti che hanno diritto di attivare il dibattito
4) istituire una Autorità locale per la garanzia e la promozione della partecipazione
5) stabilire modalità e procedure per il "dibattito Pubblico".
In pratica la normativa regionale dovrebbe sancire la partecipazione alla elaborazione e alla formazione delle politiche regionali e locali come un vero e proprio diritto garantito. L'obiettivo è di promuovere la partecipazione come forma ordinaria di amministrazione e di governo territoriale in tutti i settori e a tutti i livelli amministrativi e di creare e favorire nuove forme di scambio e di comunicazione tra le istituzioni e la società.

Chi potrebbe aver diritto ad intervenire nei processi partecipativi:
di sicuro i cittadini residenti e gli stranieri o apolidi regolarmente residenti nel territorio interessato da processi partecipativi; le persone che lavorano, studiano o soggiornano nel territorio interessato; i valdostani residenti all’estero quando si trovano in valle d’Aosta; altre persone, anche su loro richiesta, che hanno interesse rispetto al territorio in questione o all’oggetto del processo partecipativo e che il responsabile del dibattito ritenga utile far intervenire nel processo partecipativo stesso.

Cosa dovrebbe fare l'Autorità regionale per la partecipazione:

L’Autorità è organo monocratico il cui titolare è individuato in persona competente nell’ambito del diritto pubblico e delle scienze politiche o di comprovata esperienza nelle metodologie e nelle pratiche partecipative, anche di cittadinanza non italiana.

L’Autorità dovrebbe valutare e ammette le proposte di dibattito pubblico sui grandi interventi, valutare e ammettere al sostegno regionale i progetti partecipativi, curare il rapporto annuale sulla propria attività e assicurarne adeguata pubblicità; assicurare anche in via telematica, la diffusione della documentazione e della conoscenza sui progetti presentati e sulle esperienze svolte, compresi i rapporti finali dei processi partecipativi;

Ad ultimazione dell'intero processo partecipativo L’Autorità trasmette i propri atti al Consiglio regionale ed ai consigli degli enti locali interessati.

Il dibattito pubblico non avrà durata superiore a sei mesi, salvo proroghe motivate. L’apertura del dibattito pubblico sospende l’adozione o l’attuazione degli atti amministrativi connessi all’intervento oggetto del dibattito pubblico.

Conclusione del dibattito pubblico.
Al termine del dibattito pubblico il responsabile del dibattito consegna all’Autorità un rapporto che riferisce del processo adottato e degli argomenti che sono stati sollevati nel corso del dibattito e delle proposte conclusive cui ha dato luogo.


Entro tre mesi dalla pubblicazione del rapporto, il soggetto proponente dichiara pubblicamente se intende:

1. rinunciare al progetto o presentarne uno alternativo;
2. proporre modifiche al progetto, indicando quelle che intende realizzare;
3. continuare a sostenere il medesimo progetto sul quale si è svolto il dibattito pubblico, argomentando motivatamente le ragioni di tale scelta.

OPERE PUBBLICHE E PICCOLI INTERVENTI - FAVORIRE LA PARTECIPAZIONE ATTRAVERSO UN "DIBATTITO PUBBLICO CON NUOVE REGOLE"

Cosa fare e proporre se...
Le scelte, i lavori decisi dalle istituzioni (amministrazioni comunali, provinciali e regionali) alcune volte non hanno alcun legame nè alcun punto di contatto con le espressioni, volontà espresse dalle forme di espressione spontanee (comitati, associazioni, ecc). 
Anche nella nostra regione si avvertono segnali di uno scollamento tra decisioni pubbliche e "sentire comune" dei cittadini organizzati o meno in associazioni. Spesso i cittadini non sono informati pienamente in merito ai costi e alle conseguenze dei progetti e delle decisioni e del loro impatto sull’ambiente o sulla salute pubblica.
Ecco alcune iniziative meritevoli da adottare nella legislazione regionale:
1) istituire forme e modalità di un vero e proprio "dibattito pubblico"
2) individuare i temi sottoponibili al "dibattito pubblico"
3) definire i soggetti che hanno diritto di attivare il dibattito
4) istituire una Autorità locale per la garanzia e la promozione della partecipazione
5) stabilire modalità e procedure per il "dibattito Pubblico".
In pratica la normativa regionale dovrebbe sancire la partecipazione alla elaborazione e alla formazione delle politiche regionali e locali come un vero e proprio diritto garantito. L'obiettivo è di promuovere la partecipazione come forma ordinaria di amministrazione e di governo territoriale in tutti i settori e a tutti i livelli amministrativi e di creare e favorire nuove forme di scambio e di comunicazione tra le istituzioni e la società.

Chi potrebbe aver diritto ad intervenire nei processi partecipativi:
di sicuro i cittadini residenti e gli stranieri o apolidi regolarmente residenti nel territorio interessato da processi partecipativi; le persone che lavorano, studiano o soggiornano nel territorio interessato; i valdostani residenti all’estero quando si trovano in valle d’Aosta; altre persone, anche su loro richiesta, che hanno interesse rispetto al territorio in questione o all’oggetto del processo partecipativo e che il responsabile del dibattito ritenga utile far intervenire nel processo partecipativo stesso.

Cosa dovrebbe fare l'Autorità regionale per la partecipazione:

L’Autorità è organo monocratico il cui titolare è individuato in persona competente nell’ambito del diritto pubblico e delle scienze politiche o di comprovata esperienza nelle metodologie e nelle pratiche partecipative, anche di cittadinanza non italiana.

L’Autorità dovrebbe valutare e ammette le proposte di dibattito pubblico sui grandi interventi, valutare e ammettere al sostegno regionale i progetti partecipativi, curare il rapporto annuale sulla propria attività e assicurarne adeguata pubblicità; assicurare anche in via telematica, la diffusione della documentazione e della conoscenza sui progetti presentati e sulle esperienze svolte, compresi i rapporti finali dei processi partecipativi;

Ad ultimazione dell'intero processo partecipativo L’Autorità trasmette i propri atti al Consiglio regionale ed ai consigli degli enti locali interessati.

Il dibattito pubblico non avrà durata superiore a sei mesi, salvo proroghe motivate. L’apertura del dibattito pubblico sospende l’adozione o l’attuazione degli atti amministrativi connessi all’intervento oggetto del dibattito pubblico.

Conclusione del dibattito pubblico.
Al termine del dibattito pubblico il responsabile del dibattito consegna all’Autorità un rapporto che riferisce del processo adottato e degli argomenti che sono stati sollevati nel corso del dibattito e delle proposte conclusive cui ha dato luogo.


Entro tre mesi dalla pubblicazione del rapporto, il soggetto proponente dichiara pubblicamente se intende:

1. rinunciare al progetto o presentarne uno alternativo;
2. proporre modifiche al progetto, indicando quelle che intende realizzare;
3. continuare a sostenere il medesimo progetto sul quale si è svolto il dibattito pubblico, argomentando motivatamente le ragioni di tale scelta.

OPERE PUBBLICHE E PICCOLI INTERVENTI - FAVORIRE LA PARTECIPAZIONE ATTRAVERSO UN "DIBATTITO PUBBLICO CON NUOVE REGOLE"

Cosa fare e proporre se...
Le scelte, i lavori decisi dalle istituzioni (amministrazioni comunali, provinciali e regionali) alcune volte non hanno alcun legame nè alcun punto di contatto con le espressioni, volontà espresse dalle forme di espressione spontanee (comitati, associazioni, ecc). 
Anche nella nostra regione si avvertono segnali di uno scollamento tra decisioni pubbliche e "sentire comune" dei cittadini organizzati o meno in associazioni. Spesso i cittadini non sono informati pienamente in merito ai costi e alle conseguenze dei progetti e delle decisioni e del loro impatto sull’ambiente o sulla salute pubblica.
Ecco alcune iniziative meritevoli da adottare nella legislazione regionale:
1) istituire forme e modalità di un vero e proprio "dibattito pubblico"
2) individuare i temi sottoponibili al "dibattito pubblico"
3) definire i soggetti che hanno diritto di attivare il dibattito
4) istituire una Autorità locale per la garanzia e la promozione della partecipazione
5) stabilire modalità e procedure per il "dibattito Pubblico".
In pratica la normativa regionale dovrebbe sancire la partecipazione alla elaborazione e alla formazione delle politiche regionali e locali come un vero e proprio diritto garantito. L'obiettivo è di promuovere la partecipazione come forma ordinaria di amministrazione e di governo territoriale in tutti i settori e a tutti i livelli amministrativi e di creare e favorire nuove forme di scambio e di comunicazione tra le istituzioni e la società.

Chi potrebbe aver diritto ad intervenire nei processi partecipativi:
di sicuro i cittadini residenti e gli stranieri o apolidi regolarmente residenti nel territorio interessato da processi partecipativi; le persone che lavorano, studiano o soggiornano nel territorio interessato; i valdostani residenti all’estero quando si trovano in valle d’Aosta; altre persone, anche su loro richiesta, che hanno interesse rispetto al territorio in questione o all’oggetto del processo partecipativo e che il responsabile del dibattito ritenga utile far intervenire nel processo partecipativo stesso.

Cosa dovrebbe fare l'Autorità regionale per la partecipazione:

L’Autorità è organo monocratico il cui titolare è individuato in persona competente nell’ambito del diritto pubblico e delle scienze politiche o di comprovata esperienza nelle metodologie e nelle pratiche partecipative, anche di cittadinanza non italiana.

L’Autorità dovrebbe valutare e ammette le proposte di dibattito pubblico sui grandi interventi, valutare e ammettere al sostegno regionale i progetti partecipativi, curare il rapporto annuale sulla propria attività e assicurarne adeguata pubblicità; assicurare anche in via telematica, la diffusione della documentazione e della conoscenza sui progetti presentati e sulle esperienze svolte, compresi i rapporti finali dei processi partecipativi;

Ad ultimazione dell'intero processo partecipativo L’Autorità trasmette i propri atti al Consiglio regionale ed ai consigli degli enti locali interessati.

Il dibattito pubblico non avrà durata superiore a sei mesi, salvo proroghe motivate. L’apertura del dibattito pubblico sospende l’adozione o l’attuazione degli atti amministrativi connessi all’intervento oggetto del dibattito pubblico.

Conclusione del dibattito pubblico.
Al termine del dibattito pubblico il responsabile del dibattito consegna all’Autorità un rapporto che riferisce del processo adottato e degli argomenti che sono stati sollevati nel corso del dibattito e delle proposte conclusive cui ha dato luogo.


Entro tre mesi dalla pubblicazione del rapporto, il soggetto proponente dichiara pubblicamente se intende:

1. rinunciare al progetto o presentarne uno alternativo;
2. proporre modifiche al progetto, indicando quelle che intende realizzare;
3. continuare a sostenere il medesimo progetto sul quale si è svolto il dibattito pubblico, argomentando motivatamente le ragioni di tale scelta.

17 agosto 2009

LA TEORIA DELLE "ERRE" E IL METODO "VEDELAGO"

La teoria delle R: ridurre,riusare,riciclare (o compostare), ma anche riparare, ricercare, riprogettare ed infine la R più importante: responsabilizzare.
IL “Metodo Vedelago” non necessita di sperimentazioni e neppure di consulenze.

Il termine “rifiuti” va sostituito con il termine “materiali da riciclo”. Questa è la filosofia che ispira l'attività posta in essere dal “Centro Riciclo Vedelago”, da cui prende il nome il metodo ivi utilizzato. Il modello di riciclo totale ideato da Carla Poli a Vedelago in provincia di Treviso è già stato adottato da alcuni comuni italiani e europei, ed è stato presentato ufficialmente il 10 luglio 2009 ad Aosta per iniziativa di CRZ Vda. Tale metodo, riconosciuto e catalogato come eco-innovazione dall’Unione Europea, è in grado di riciclare il 97% circa della frazione secca dei rifiuti trattati e trasforma tutto il materiale residuo in un granulato a matrice prevalentemente plastica. Col tale materiale si produce un composto utilizzato per fabbricare mattoni e oggetti per arredo urbano nel rispetto delle norme vigenti. Tale impianto denominato “ad estrusione” non gestisce la frazione umida, riutilizza il materiale da riciclo (rifiuti) derivanti sia dalla raccolta differenziata porta a porta, sia quello proveniente da commercianti ed artigiani.
Il metodo Vedelago, permette di:
1.recuperare valore economico dalla rivendita dei materiali riciclati
2.creare nuova occupazione rispetto ai metodi attualmente in uso
3.abbassare la tassa sui rifiuti pagata dai cittadini
4.diminuire i costi per la gestione dei rifiuti a carico dei Comuni
5.coinvolgere i cittadini in comportamenti coerenti e virtuosi.

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Cosa fare e proporre se...
Le scelte, i lavori decisi dalle istituzioni (amministrazioni comunali, provinciali e regionali) alcune volte non hanno alcun legame nè alcun punto di contatto con le espressioni, volontà espresse dalle forme di espressione spontanee (comitati, associazioni, ecc). Anche nella nostra regione si avvertono segnali di uno scollamento tra decisioni pubbliche e "sentire comune" dei cittadini organizzati o meno in associazioni. Spesso i cittadini non sono informati pienamente in merito ai costi e alle conseguenze dei progetti e delle decisioni e del loro impatto sull’ambiente o sulla salute pubblica.
Ecco alcune iniziative meritevoli da adottare nella legislazione regionale:
1) istituire forme e modalità di un vero e proprio "dibattito pubblico"
2) individuare i temi sottoponibili al "dibattito pubblico"
3) definire i soggetti che hanno diritto di attivare il dibattito
4) istituire una Autorità locale per la garanzia e la promozione della partecipazione
5) stabilire modalità e procedure per il "dibattito Pubblico".

In pratica la normativa regionale dovrebbe sancire la partecipazione alla elaborazione e alla formazione delle politiche regionali e locali come un vero e proprio diritto garantito. L'obiettivo è di promuovere la partecipazione come forma ordinaria di amministrazione e di governo territoriale in tutti i settori e a tutti i livelli amministrativi e di creare e favorire nuove forme di scambio e di comunicazione tra le istituzioni e la società.

Chi potrebbe aver diritto ad intervenire nei processi partecipativi:
di sicuro i cittadini residenti e gli stranieri o apolidi regolarmente residenti nel territorio interessato da processi partecipativi; le persone che lavorano, studiano o soggiornano nel territorio interessato; i valdostani residenti all’estero quando si trovano in valle d’Aosta; altre persone, anche su loro richiesta, che hanno interesse rispetto al territorio in questione o all’oggetto del processo partecipativo e che il responsabile del dibattito ritenga utile far intervenire nel processo partecipativo stesso.

20 giugno 2009

RIFIUTI: PERCHE' URGE UN "DIBATTITO PUBBLICO" REGOLAMENTATO DALLA LEGGE

Chi ha assistito all'incontro sul tema "Rifiuti e discarica" che ha avuto luogo all'Auditorium del Villair di Quart venerdi 19 giugno 2009 ha avuto modo di accorgersi dell'asimmetria informativa e delle difficoltà di un confronto alla pari in mancanza di accesso garantito alle fonti di informazione. In pratica chi aveva assunto una decisione o si accingeva a prenderla rendeva noto al pubblico, di alcune decisioni assunte. Gran parte del pubblico non era a conoscenza delle normative e degli studi tecnici effettuati. Sul tavolo dei relatori non hanno preso posto con uguali prerogative le associazioni o i comitati attivi sull'argomento e che già in passato avevano avanzato proposte alternative di soluzione del problema in discussione.

Manca in valle d'Aosta un metodo accettato da tutti per confrontarsi sulle scelte strategiche che riguardano tutta la comunità.

E' urgente in tal senso istituire e formalizzare un vero e proprio "dibattito pubblico" in merito alle politiche regionali disciplinato in modo chiaro da una apposita legge regionale, che istituisca una "Autorità", cioè una figura che garantisca un equo dibattito. Con l'adozione di questa disposizione la partecipazione verrà riconosciuta come un vero e proprio diritto garantito per tutti i cittadini e riconosciuto come forma ordinaria di amministrazione e di governo territoriale.

Ovviamente oltre ai cittadini, anche associazioni e comitati, potrebbero aver diritto ad intervenire nei processi partecipativi e l'Autorità dovrebbe valutare e ammettere tali proposte di dibattito pubblico e assicurare la diffusione della documentazione e della conoscenza sui progetti presentati e sulle esperienze svolte.
Ad ultimazione dell'intero processo partecipativo l’Autorità dovrà trasmettere i propri atti al Consiglio regionale ed ai consigli degli enti locali interessati.

Il dibattito pubblico non dovrà avere durata superiore a sei mesi ed al momento dell'avvio dovrà sospendere l’adozione o l’attuazione degli atti amministrativi ad esso connessi. Solo al termine il Responsabile del dibattito consegnerà all’Autorità un rapporto in cui riferisce l'esito. Il soggetto proponente, al termine dell'iter, dichiarerà pubblicamente se intenderà rinunciare al progetto o presentarne uno alternativo, oppure proporre modifiche al progetto iniziale oppure continuare a sostenere il medesimo progetto sul quale si è svolto il dibattito pubblico, argomentando motivatamente le ragioni di tale scelta.