22 ottobre 2017

VACCINI CON INTELLIGENZA





La esecuzione di dosaggi di anticorpi prevaccinali in genere rientra fra le “Prestazioni di prevenzione gratuite ai sensi del DM 1/2/1991 in quanto disposte nel prevalente interesse pubblico“, altresì ribadito dall’art. 7 della Legge 210/92 e dall’art. 1 comma 4 lettera b del D.Lgs.124/1998 [quest’ultimo con particolare riferimento alle vaccinazioni raccomandate]Per effettuare questi esami gratuitamente in regime di SSN occorre quanto segue:
– deve esistere sul territorio un laboratorio che li esegua [azienda ospedaliera oppure  laboratorio accreditato];
– deve esserci volontà politica della ASL di recepire il suddetto DM e fornirli ai cittadini, il che si traduce nella stipula di accordi fra la ASL e la struttura erogatrice in cui la ASL accetta di pagare e concorda il prezzo delle prestazioni;
– gli esami sono gratis solo se a prescriverli sono i medici funzionari ASL, ossia gli ex ufficiali sanitari, oggi “medici incaricati di sanità pubblica”, tra i quali rientra il medico vaccinatore.
– a questo punto la prestazione risulta esente da ticket per categoria, con codice di esenzione già previsto in tariffario regionale “P03 – Prestazioni specialistiche correlate alla pratica vaccinale obbligatoria o raccomandata“.
Se invece queste condizioni mancano, oppure il medico vaccinatore oppone resistenza, è vostro diritto eseguire questi esami e individuare un laboratorio esecutore al quale potete accedere direttamente e semplicemente pagando [purtroppo] di tasca vostra [70 €uro circa].

informate il medico che avete documentato con un filmato le capacità di vostro figlio o di vostra figlia prima della vaccinazione e che, se si verificassero effetti collaterali imputabili alla vaccinazione, il medico ne dovrà rispondere personalmente [il danno vaccinale rientra nella categoria delle “lesioni personali”];
se si arriva a vaccinare, chiedete che la prima goccia del vaccino venga buttata perché spesso contiene i residui di usura della lavorazione meccanica dell’ago;
chiedete che vi venga consegnata la siringa e la scatola con il numero del lotto e il foglietto illustrativo.


Tutto ciò che è stato elencato rappresenta un vostro incontestabile diritto così come è altrettanto vostro incontestabile diritto che ogni ASL vi renda immediatamente noto il numero di lotto, il nome commerciale, il produttore, la data di acquisto, la data di scadenza, il responsabile del procedimento di conservazione e stoccaggio, i dati della procedura di stoccaggio e conservazione in merito ad ogni singolo vaccino somministrato a vostro figlio o vostra figlia.

Le vaccinazioni obbligatorie non sono coercibili, né assimilabili al TSO di origine psichiatrica

Al contrario di quanto scrivono taluni manipolatori della realtà, ribadiamo che benché vi sia un obbligo di legge [che non può prevaricare il rispetto della dignità umana] le vaccinazioni obbligatorie non sono coercibili né assimilabili al TSO di origine psichiatrica. Pertanto, vi sarà sempre un consenso informato da firmare ed è vostro incontestabile diritto che questo consenso – oltre ad essere veramente informato – risponda a numerosi requisiti che abbiamo elencato nel nostro articolo precedente Legge vaccini: pretendere il rispetto del ‘consenso informato’ determinerà la sua sconfitta.

In sostanza, per coloro che hanno maggiori difficoltà a comprendere il concetto, la legge potrà anche obbligare ad un determinato trattamento sanitario ma non può violare in nessun modo i limiti imposti dal rispetto della persona umana. Non è il contrario!!! Non è che la legge non può violare i diritti della persona umana a meno che tale violazione sia giustificata da un obbligo. La legge può obbligare, ma non può violare:  è chiaro il concetto?

Il consenso informato nasce molto tempo dopo la Costituzione Italiana, per conferire dignità pratica al all’individuo, fungendo da sintesi tra due diritti fondamentali della persona alla cura ed alla autodeterminazione. Esso è stato riconosciuto all’unanimità dalla Giurisprudenza come principio fondamentale in materia di tutela della salute.

Pertanto, anche se dal 6 agosto 2017 la profilassi vaccinale è definita obbligatoria necessita comunque di un “previo consenso informato” giacchè i soggetti a cui è rivolta sono capaci di intendere e volere e/o rappresentati da adulti capaci di intendere e volere. In presenza di tale capacità, attuale e concreta, siamo in presenza di un diritto attuale e concreto all’autodeterminazione che non può essere superato da alcun obbligo.

In altre parole, un bambino può essere obbligato a sottoporsi a vaccinazione, ma conserva il diritto ad essere previamente informato [tramite i suoi tutori] circa il trattamento sanitario che riceverà e, in stretta correlazione, può esercitare il diritto a non essere d’accordo.

Senza il consenso di un soggetto giuridicamente capace, il trattamento sanitario può essere obbligatorio finché si vuole, ma non può essere praticato in alcun modo. E quel medico che decide di infischiarsene, credendosi tutelato dall’obbligo di legge, finisce direttamente in galera senza passare dal via.

La sbandierata minaccia di segnalazione al Tribunale dei minori, poi cancellata, serviva giusto per spaventare i genitori. Perchè, anche a fronte di un obbligo, è sempre necessario acquisire il consenso informato dell’esercente la potestà sul minore. Se l’esercente non acconsente che si fa? Se ne attenua la capacità genitoriale per ottenere il consenso dall’organo a ciò deputato: altro genitore, tutore, tribunale. Un consenso serve comunque.

DOMANDA – Perchè dunque, anche a fronte della necessità epidemiologica, se fosse vera, l’obbligo vaccinale non è mai stato esteso alla popolazione adulta prevalentemente a contatto con i bambini? Ovvero, per tutti i maggiorenni e i minorenni oltre i 16 anni?

RISPOSTA – Perchè in tali casi occorre sempre e comunque il consenso della persona, e se quest’ultima non lo presta [con tanto di bella pernacchia all’indirizzo del Governo] l’unica soluzione sarebbe quella di farla interdire: sì cari lettori, proprio così. E non ci dilunghiamo sul perchè sarebbe impossibile ed inattuabile.

Pertanto, tutto l’impianto di questa nuova legge si regge su un unico presupposto: la paura! Per alcuni la paura delle malattie, per altri la paura delle sanzioni, per altri ancora la paura delle esclusioni sclolastiche, e per molti altri ancora la paura delle segnalazioni al tribunale.

Il mezzo che giustifica il fine è semplicemente “la paura”, ovvero il più grande business al mondo che da sempre ha spinto quante più persone possibili a vaccinarsi.

Ciascuno è ovviamente libero di agire come meglio crede in proprosito, ma sia almeno consapevole che nessuno potrà mai davvero obbligarlo perché l’adesione al sistema è sempre su base volontaria: sempre!!!

Anche quando sembra di non avere scelta, basta un semplice: 

NO GRAZIE ….

Obbligo dei vaccini legittimo nel contesto attuale.

Nell’udienza del 21 novembre 2017, davanti alla Corte costituzionale, sono state discusse le numerose questioni di legittimità costituzionale promosse dalla Regione Veneto sul decreto legge n. 73 del 2017, convertito nella legge n. 119 del 2017, in materia di vaccinazioni obbligatorie per i minori fino a 16 anni di età.

Le questioni sottoposte alla Corte costituzionale non mettevano in discussione
l’efficacia delle vaccinazioni – attestata dalle istituzioni a ciò deputate
(Organizzazione mondiale della sanità; Istituto superiore di sanità) e da una lunga serie di piani nazionali vaccinali - ma la loro obbligatorietà, sospesa dalla Regione Veneto con una legge del 2007 che aveva introdotto un sistema di prevenzione delle malattie infettive basato solo sulla persuasione.

La Corte ha dichiarato non fondate tutte le questioni prospettate.

Secondo i giudici costituzionali, le misure in questione rappresentano una scelta
spettante al legislatore nazionale.

Questa scelta non è irragionevole, poiché volta a tutelare la salute individuale e
collettiva e fondata sul dovere di solidarietà nel prevenire e limitare la diffusione di alcune malattie.
La Corte ha considerato tra l’altro che tutte le vaccinazioni rese obbligatorie erano già previste e raccomandate nei piani nazionali di vaccinazione e finanziate dallo Stato nell’ambito dei Livelli essenziali di assistenza sanitaria (Lea). Inoltre, il passaggio da una strategia basata sulla persuasione a un sistema di obbligatorietà si giustifica alla luce del contesto attuale caratterizzato da un progressivo calo delle coperture vaccinali.

È stato, altresì, considerato che la legge di conversione ha modificato il decreto legge riducendo sensibilmente le sanzioni amministrative pecuniarie e prevedendo che, in ogni caso, debbano essere precedute dall’incontro tra le famiglie e le autorità  snitarie allo scopo di favorire un’adesione consapevole e informata al programma vaccinale.
Infine, la mancata vaccinazione non comporta l’esclusione dalla scuola dell’obbligo dei minori, che saranno di norma inseriti in classi in cui gli altri alunni sono vaccinati.

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ALZHEIMER E L'INGRESSO IN RSA.
L’ingresso in queste strutture avviene a seguito di un percorso di valutazione multi-professionale posto in essere dalle c.d. Unità di Valutazione Multi – Dimensionale (Uvmd). In seguito a dette valutazioni, il malato verrà inserito in una graduatoria ordinata in base alla gravità delle condizioni dei pazienti.

Al momento dell’accoglienza in Rsa viene formulato un  piano assistenziale integrato (c.d. Pai) che punta, oltre che alla gestione della quotidianità (igiene personale, alimentazione, ecc.), anche alla gestione delle problematiche comportamentali.

In queste fasi, il Servizio Sanitario Nazionale garantisce sempre il pagamento della quota sanitaria. Alla predetta quota, tuttavia, si aggiunge la quota di rilievo sociale, erogata il più delle volte dalle famiglie e dal Comune in integrazione.

Al riguardo, tuttavia, si sottolinea che non mancano voci discordanti circa la “ripartizione” delle spese afferenti alla retta ed alle cure in Rsa, le quali – per quanto concerne i malati di Alzheimer – dovrebbero essere completamente gratuite e ad intero carico del Servizio Sanitario Nazionale. Per approfondimenti leggi: Alzheimer: i ricoveri in RSA sono a carico totale del SSN



Malati di Alzheimer: il diritto alle prestazioni ulteriori

Nelle ultime fasi della malattia, potrebbero rendersi necessarie – sia che la persona risieda a domicilio, sia in caso di ricovero in Rsa – delle ulteriori prestazioni, quali:

prestazioni mediche da parte del medico di famiglia;
visite ed accertamenti specialistici;
ossigenoterapia;
ausili personalizzati per la deambulazione assistita, per la mobilizzazione, per la posturazione, per affrontare l’allettamento;
presidi per l’incontinenza e la prevenzione delle lesioni da decubito.
Ebbene, il costo di queste prestazioni è a carico del Ssn, poiché si aggiunge alla quota avente rilievo sanitario.

Malati di Alzheimer: il diritto alla nutrizione artificiale
in fase terminale, i malati di Alzheimer potrebbero avere bisogno di essere nutriti artificialmente. La nutrizione artificiale può essere affrontata e gestita anche da casa, ovviamente alla presenza di personale specializzato. Se, invece, il malato è in Rsa la nutrizione artificiale viene svolta dagli operatori socio-sanitari e dal personale infermieristico. Le prestazioni afferenti alla nutrizione artificiale (ivi compresa la fornitura di sacche e di soluzioni da infondere via sondino  naso-gastrico con relativo materiale d’uso) sono integralmente a carico del Servizio Sanitario Nazionale.



19 ottobre 2017

AUTONOMIA E AUTOGOVERNO ALL'INTERNO DELLO STATO

Trento, 19 ottobre 2017 
Prot. n. A001/570469 
Excelentisimo Señor Don Mariano Rajoy Brey 
Presidente del Gobierno Español 
Palacio de la Moncloa  28071 MADRID 

Molt Hble Sr. Carles Puigdemont 
President Generalitat de Catalunya 
Plaça Sant Jaume, 4 08002 BARCELONA 

Illustri Presidenti, Scriviamo la presente lettera in qualità di esponenti e rappresentanti istituzionali delle Province autonome di Trento e di Bolzano, due enti territoriali che, in virtù dell’accordo internazionale Degasperi-Gruber (sottoscritto da Italia e Austria il 5 settembre del 1946) e della successiva e conseguente disciplina costituzionale (cfr. articolo 116, commi 1 e 2), dispongono di forme e condizioni particolari di autonomia. Siamo quindi particolarmente sensibili e attenti alle istanze autonomistiche che le diverse realtà territoriali europee perseguono e rivendicano in virtù della propria storia, delle proprie radici culturali, etniche e linguistiche e della volontà di assumere con coraggio la responsabilità delle proprie scelte. E, a questo proposito, stiamo seguendo con apprensione e particolare attenzione quanto sta accadendo in queste settimane in Catalogna. Con questa breve lettera non vogliamo certamente inserirci nel dibattito spagnolo, né tanto meno invadere gli spazi che non sono di nostra competenza. Riteniamo però utile ed opportuno portare la nostra testimonianza, sottolineando, da un lato, le buone ragioni del regionalismo differenziato e ribadendo, dall’altro, la necessità e l’importanza di rivendicare le istanze autonomistiche all’interno delle procedure costituzionalmente stabilite. La storia della nostra autonomia, infatti, rende evidente, da un lato, come la responsabilità delle scelte, se esercitata con coraggio, apertura, lungimiranza e intelligenza, possa essere davvero uno straordinario strumento di convivenza pacifica e di positivo sviluppo economico e sociale e, dall’altro, come l’autonomia vada rivendicata ed esercitata in maniera aperta e dialogica con i livelli nazionale ed europeo. La nostra esperienza ci insegna inoltre che le buone ragioni delle autonomie non possono prescindere dal rispetto dello stato di diritto, dalla negoziazione e dai principi costituzionali. Esse devono essere in dialogo costante con gli altri livelli di governo. Solo in questo modo possono rappresentare un valore aggiunto anche per l’intero sistema e un baluardo a difesa della democrazia. Infine, i nostri sistemi di autogoverno hanno potuto svilupparsi grazie anche alla dinamicità e al continuo processo di rinnovamento e ridefinizione degli equilibri tra i diversi livelli istituzionali, all’interno del quale hanno assunto un ruolo di assoluto rilievo le norme di attuazione dello Statuto di autonomia. Il nostro auspicio è che in Spagna e in Catalogna possa aprirsi un dialogo ed un confronto costruttivo tra governo nazionale e governo catalano, in un’ottica di rispetto e comprensione delle reciproche posizioni e di valorizzazione delle diverse istanze. Sarebbe altresì auspicabile, anche alla luce delle nuove dinamiche sociali, politiche ed economiche, che si aprisse a livello nazionale ed europeo una seria riflessione sul futuro degli enti territoriali e sull’opportunità di rilanciare il valore del regionalismo all’interno del rinnovato contesto internazionale. Nel ringraziarVi per l’attenzione, vogliate gradire i sensi della nostra più alta considerazione. 

Il Presidente     Il Presidente 
- Ugo Rossi  - Arno Kompatscher -

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sabato 21 0ttobre 2017
I poteri del presidente della regione saranno assunti
dal premier Mariano Rajoy, attraverso un suo rappresentante e saranno convocate elezioni anticipate. 

Elemento giustificativo dell’attivazione della procedura una «disobbedienza ribelle, sistematica e consapevole», da parte della Catalogna, che avrebbe
«gravemente attentato» all’interesse generale dello Stato.

L’assemblea catalana resterà invece in carica, - e questo permette a Madrid di argomentare che non è in gioco la democrazia in Catalogna - ma avrà, secondo
le indicazioni del Governo  centrale, funzioni solo rappresentative e non potrà nominare un nuovo presidente e una nuova amministrazione. 

Madrid potrà esercitare sulle sue decisioni un potere di veto entro 30 giorni.
Sembra anche che, in previsione della possibilità di uno stallo, il governo di Madrid abbia previsto la sospensione degli stipendi per i dipendenti pubblici catalani riluttanti a eseguire i nuovi ordini.


Il problema, tutto politico questo, è che il processo di indipendenza non ha il sostegno e il consenso di una maggioranza schiacciante di catalani. 

Se anche il voto catalano non fosse stato ostacolato dalla polizia spagnola, non si sarebbero mai raggiunte percentuali simili. Il 1° ottobre i «sì» sono stati il 92% dei  voti espressi, ma ha partecipato al referendum solo il 43,3%  degli aventi diritto, che rappresenta - secondo le rilevazioni statistiche -la quasi totalità dei favorevoli all’indipendenza.
Un recentissimo sondaggio, centrato sull’attualità, mostra che il 68% della popolazione è favorevole a nuove elezioni, e il 66,5% è contrario al commissariamento di Madrid. 

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Euro-utopie. Negli anni 90 il magnate olandese della birra, Freddy, teorizzò un diverso modello federale  Heineken e il sogno dei 75 Stati-regione.

Catalogna:  incubo a occhi aperti: nel suo slancio secessionista, Barcellona ha finito per perdere l’autonomia. 

Di fronte a uno Stato centrale la cui Costituzione non permette strappi all’unità del Paese e a un’Europa che istituzionalmente non può riconoscere la  sovranità nazionale autoproclamata da una regione in territorio Ue, la Catalogna ha le spalle al muro ed è isolata, ma continua la sua battaglia politica. C’è anche un sogno, un’aspirazione europeista dietro tanta disperata determinazione? 

Il tempo delle piccole patrie sembrava tramontato, soprattutto nell’Unione a 28 (presto a 27) Paesi che aveva accolto al suo interno nuova eterogeneità etnica, storica e geopolitica, ma è un rischio insito nelle aspirazioni catalane e
nei possibili effetti imitativi.

Ci fu un momento in cui qualcuno teorizzò un’Unione più efficiente e coesa attraverso la nascita degli Stati-regione, 75 in tutto, ognuno popolato da non più di 5-10 milioni di abitanti. 

Il magnate olandese della birra, Freddy Heineken, si fece aiutare all’inizio degli anni 90 da due storici dell’Università di Leida (Henk Wesseling e Wim vand den Doel) per formulare una teoria secondo la quale la frammentazione europea in queste entità medio-piccole avrebbe potuto contenere meglio le diverse pulsioni etniche e separatiste.

pamphlet dal titolo Gli Stati Uniti d’Europa (Un’Eurotopia?).

Nel 1994 venne istituito il Comitato delle regioni, ma da allora in avanti la nuova ragion d’essere dell’integrazione europea sarebbe stata progressivamente riconducibile agli Stati nazione.



18 ottobre 2017

SANITA': MANTENERE ALTA L'ATTENZIONE SUI SEGUENTI SETTE PUNTI


  • Ci avviamo agli ultimi mesi di questa travagliata legislatura e purtroppo molte delle istanze dei cittadini non hanno ancora avuto una risposta da parte del decisore politico. In questi ultimi anni ho avuto modo di ascoltare diverse persone e raccogliere significativi dati provenienti dalla vita quotidiana che non riescono ad arrivare alle orecchie di chi viene eletto; mi sono confrontato con cittadini, professionisti e tutti gli assessori alla sanità di questa legislatura: mai mi sono sentito dire che le nostre richieste erano prive di fondamento e/o che le nostre proposte non erano realizzabili.
Pertanto in sanità ci aspettiamo che:
entro fine ottobre 2017 
  • vengano resi pubblici i dati del Registro tumori ed il Piano di Prevenzione e Promozione della Salute regionale; 
  • venga garantita la libertà di cura ai valdostani, eliminando il “blocco” della mobilità passiva; 
  • vengano investite più risorse per la tutela e promozione della Salute mentale 
  • Sistema Sanitario regionale si faccia carico del costo dell’assistenza ai malati di Alzheimer (LEA);

entro fine dicembre 2017 
  • venga creato un tavolo regionale di tutela dei diritti del malato;  
  • coinvolte le associazioni dei cittadini nella riorganizzazione dell’assistenza territoriale; 
  • vengano valorizzate tutte le professioni sanitarie, agendo prioritariamente su quelle che i cittadini segnalano essere fondamentali per la tutela della loro salute;

entro fine febbraio 2018 
  • diventino obiettivi dell’Azienda USL i piani di miglioramento stilati all’interno del Progetto di Umanizzazione delle cure di AgeNas.

Essendo che nella Giunta regionale del 13 ottobre 2107 saranno presenti ben tre persone che si sono occupate a vario titolo della sanità (Viérin, Bertschy e Guichardaz) è ragionevole credere che le nostre richieste/proposte saranno tenute in debita considerazione; 
in caso contrario, auspichiamo che i Consiglieri di opposizione sollecitino il nuovo governo regionale ad aver riguardo anche per l’agenda proposta da un Movimento politico di partecipazione civica.
Giovan Battista De Gattis
Segretario CittadinanzAttiva della Valle d'Aosta
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GESTIONE RIFIUTI IN VDA: DUE NUOVI SOLUZIONI IMPIANTISTICHE

Verso il completamento del modello di gestione dei rifiuti in Valle d'Aosta.

è stato approvato il progetto di fattibilità, proposto dalla Rea Dalmine spa e dalla Fratelli Ronc srl, per un impianto di stabilizzazione dell’indifferenziato e  di selezione del multimateriale leggero (plastica, alluminio, acciaio), entrambi sono  impianti a freddo.

l’azienda che vincerà l’appalto potrebbe proporre la fabbrica dei materiali o altri piccoli impianti per migliorare la qualità della differenziata.

La procedura prevede un appalto europeo per l’affidamento del servizio, in base al project financing presentato da Rea Dalmine e Ronc.

Fabrizio Roscio , ex assessore regionale all'ambiente dal 13 ottobre 2017 aveva già preconizzato uno scenario d’emergenza se nessuno avesse avanzato un atto operativo.

La discarica resterà pubblica, come l’impianto. Il servizio sarà gestito da un privato.

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Piano rifiuti 2017-2021: più differenziata, compostaggio di comunità, Ama di Municipio
Piano Gestione Materiali Post-Consumo
Ridurre entro il 2021 la produzione annuale di rifiuti di 200mila tonnellate, aumentare la raccolta differenziata dal 44% al 70%, realizzare nuovi impianti di riciclo e compostaggio e una nuova organizzazione di Ama basata su unità di Municipio. Il tutto per avviare Roma verso un’economia “circolare” del settore, a rifiuti zero. Sono i principali obiettivi del Piano per la riduzione e la gestione dei Materiali Post-Consumo di Roma Capitale 2017-2021 (PMPC), approvato dalla Giunta capitolina e presentato all'Aranciera di San Sisto dalla sindaca Virginia Raggi, dall’assessora Pinuccia Montanari (Sostenibilità Ambientale) e dal direttore generale di Ama Stefano Bina.  

Quattro le linee d’azione del piano: prevenire, riutilizzare, differenziare e valorizzare economicamente i materiali post-consumo, sviluppando un’economia fondata sul riciclo “eco-efficiente” e il recupero di materia. “Quelli che consideriamo rifiuti sono a tutti gli effetti materiali che possono tornare a nuova vita”, spiega la sindaca Raggi. “Oggi la città produce 1 milione e 700mila tonnellate di rifiuti e per questo abbiamo approvato in Giunta un piano per la riduzione della produzione dei materiali post-consumo e il riciclo. Vogliamo avviare nella Capitale una vera e propria conversione ecologica ed economica in cui Municipi, cittadini, imprese, associazioni e tutti i soggetti sociali di Roma saranno protagonisti”.

“Non chiamiamoli più rifiuti”, sottolinea l’assessora Pinuccia Montanari, “ma materiali post-consumo, che possono diventare risorse in grado di creare nuovi posti di lavoro green, sviluppando una vera economia circolare nel rispetto dell’ambiente, come auspicato dallo stesso Papa Francesco nell’enciclica Laudato si' ”.

Tra i cardini del piano c’è intanto la creazione dell'Ama di Municipio, postazioni territoriali vicine ai cittadini e in grado di rendere i propri servizi con maggiore efficacia: un passaggio fondamentale che s’iscrive nel compimento della due diligence aziendale, nel nuovo piano industriale coerente con il PMPC.

IL PIANO NEL SUO COMPLESSO
Il PMPC si articola in 12 azioni e 5 progetti che, coinvolgendo direttamente cittadini e imprese, puntano a fare di Roma una metropoli virtuosa, in grado di abbattere la produzione pro capite di materiali post-consumo. Qualche esempio: la Green Card per premiare le buone prassi dell’utente, il programma contro lo spreco alimentare, il compostaggio domestico, nuovi centri di riparazione e riuso, il progetto Scuole Rifiuti Zero, quello per mercati rionali a impatto zero. E ancora, la tariffa puntuale, calcolata in base al principio “più riciclo meno pago”. Vediamo, in estrema sintesi, gli elementi principali del piano.

RIDUZIONE E RACCOLTA DIFFERENZIATA A DOMICILIO
La strada è già aperta: in base ai dati Ama l’ultimo bimestre ha visto una riduzione del 3% di materiali post-consumo, con un risparmio di 3 milioni di euro sui costi di raccolta e smaltimento. “Meno materiali produciamo, attraverso buone pratiche e nuovi stili di vita e abitudini, più risorse possiamo risparmiare, con conseguenti benefici ambientali ed economici”, sottolinea Montanari. “Come testimoniano concrete esperienze la raccolta domiciliare, unita a un’efficace azione comunicativa con il coinvolgimento di tutti – cittadini, realtà associative e imprese –, potrà portare a una riduzione dei materiali post-consumo pari almeno al 10%”.


Per abbattere la produzione di materiali sono dunque previste importanti novità: massimo impulso alla raccolta domiciliare, da estendere gradualmente a tutta la città, valutando assieme ai Municipi modalità specifiche in funzione delle diverse realtà territoriali. Le cifre del piano: 100mila utenze in più ogni anno da servire con la raccolta a domicilio (si comincerà dal VI Municipio). Attualmente i romani serviti dal “porta a porta” sono 951.500. In cantiere la realizzazione di isole ecologiche di Municipio e, per specifiche esigenze (utenti sia pubblici che privati), le domus ecologiche, mini-aree per la differenziata (a breve sarà inaugurata la prima). Si va così verso la “personalizzazione” della raccolta, con le domus e altri servizi analoghi, un approccio con cui si conta di raggiungere altre 50.000 utenze. L’obiettivo finale, da conseguire al termine dell’attuale mandato: estendere a tutto il territorio capitolino la raccolta differenziata a domicilio.

Conferenza Ama

OBIETTIVO TARIFFA PUNTUALE: MENO PRODUCI, MENO PAGHI
L’obiettivo finale, per cittadini e utenze non domestiche, è applicare la tariffa puntuale per tutti, grazie a nuovi supporti tecnologici. L’idea è chiara: rendere il costo del servizio proporzionale all’impatto. Meno t’impegni per abbattere la quantità di scarto inutilizzabile, più paghi. E viceversa: più collabori al riuso della materia usata, dando una “seconda vita” alla frazione residua dei tuoi consumi, meno paghi. Un incentivo forte e chiaro all’assunzione di responsabilità ambientale.

COMPOSTAGGIO E SELEZIONE DEL MULTI-MATERIALE: NUOVI IMPIANTI
Il piano prevede che Ama costruisca nuovi impianti per valorizzare la frazione organica, causa frequente di problemi ambientali se non raccolta e poi conferita e correttamente trattata. In corso l’individuazione di aree per la costruzione di impianti di compostaggio aerobico che possano trattare almeno 120mila tonnellate di organico. Ma su questo terreno la vera novità è il compostaggio di comunità: 120 “micro-compostiere” a servizio, appunto, di piccole comunità. Per il “multimateriale” (imballaggi metallici e di plastica) è poi allo studio un apposito impianto di selezione innovativo, flessibile, “eco-efficiente”.

PARTECIPAZIONE: ASSOCIAZIONI E CITTADINI INSIEME PER LA SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE
Del piano è parte integrante l’aspetto della partecipazione. Il percorso è partito con la prima convocazione, nei giorni scorsi, del Forum Ambiente , cui partecipano oltre 50 associazioni. Uno dei quattro tavoli di lavoro è specificamente dedicato al tema della gestione sostenibile dei materiali post-consumo. Le realtà che hanno partecipato al I Forum dell'Ambiente riceveranno in queste ore il Piano per studiarlo, approfondirlo e divulgarlo tra i loro associati.

Il PMPC è un documento ampio e articolato (oltre 300 pagine). Per conoscerlo da vicino c’è la consultazione online: scarica il piano in versione integrale


Giovedì 6 aprile, in linea con il piano rifiuti 2017-2021 presentato all'Aranciera di San Sisto, l'assessora alla Sostenibilità Ambientale Pinuccia Montanari ha inaugurato presso il Centro commerciale Porta di Roma il nuovo progetto di raccolta differenziata di Ama dedicata alle attività di ristoro della più grande galleria commerciale d'Italia. Gli scarti alimentari, il vetro e il “multimateriale” leggero (contenitori in plastica e metallo) verranno conferiti e raccolti separatamente, mentre un’apposita campagna di sensibilizzazione guiderà commercianti e cittadini alle buone pratiche di gestione dei rifiuti.

http://www.labelab.it/dfgh987/la-settimana-dellimpegno-di-rifiuti-zero-per-aiutare-il-nostro-a-paese-a-gestire-i-rifiuti-in-modo-circolare/

16 ottobre 2017

VACCINI E OBBLIGO DI INFORMAZIONE

L’ordine dei medici di Roma afferma che esistendo un diritto di ciascuno ad essere informato, anche dei rischi, nel momento in cui il medico non svolge questo suo dovere si rende responsabile individualmente di comportamento illecito, sia sul piano medico, che per la responsabilità individuale.

L’Ordine ha in particolare evidenziato che “.. Codice Deontologico stabilisce all’art.35 che “il medico non intraprende ne’ prosegue in procedure diagnostiche e/o interventi terapeutici senza la preliminare acquisizione del consenso informato o in presenza di dissenso informato”. 

Da tutto cio’ deriva che un atto sanitario posto in essere in assenza di consenso puo’ integrare un illecito civile, penale e deontologico.“

L’Ordine conclude dicendo obbligatorietà’ della vaccinazione non appare come alcuna deroga al principio per cui il medico debba raccoglierne il consenso prima di procedere alla vaccinazione, dopo aver escluso che possano esservi circostanze ostative alla vaccinazione e dopo aver opportunamente informato. Nessuna vaccinazione, pertanto, senza il consenso dei genitori.”

Ecco un vademecum distribuito da Loris Palmerini ai genitori, nel quale appunto spiegavo questo stesso principio:  tu genitore hai il diritto legale al consenso informato, puoi dire no, è un diritto di legge, non puoi essere punito per questo, né multato. Puoi anche dire sì e subito dopo cambiare idea e dire no.

Ecco che al colloquio con la ASL si può ora dire “io non vaccino” e la ASL non può multarci, perché la legge Lorenzin è incostituzionale e nessuno può essere multato per aver esercitato un diritto.

Il medico che non ci dice i rischi va incontro a denuncia all’ordine. 

Basta registrare il colloquio e denunciare all’ordine, tanto più che abbiamo la certezza della esistenza di un sistema di compensi ai medici che raggiungono alti livelli di copertura vaccinale. 

Ma non dobbiamo ora mollare l’osso, dobbiamo ora approfittare di questa occasione per far capire a molti genitori di come siano stati ingannati dalla Lorenzin, dal Governo, e da quei partiti che hanno votata sì a questa porcata di legge.

In particolare dobbiamo ora far capire ai genitori che si sono sentiti dire che dovevano vaccinare per forza come in realtà abbiano subito un abuso, una procedura medica illegale. E come possano denunciare il fatto.

Dobbiamo spiegare alla gente che ha subito vaccinazioni obbligatorie che la procedura era rischiosa e che possono chiedere il risarcimento del danno subito anche quando il danno apparentemente ancora non si vede, perché i danni da vaccino, è scientifico, possono vedersi anche a distanza di decenni.

Abbiamo vinto, ma non molliamo l’osso, trasformiamo questa vittoria che verrà in un movimento di liberazione da questi medici corrotti, molti dei quali, lo ripeto, prendo denaro per consigliare le vaccinazioni TACENDO I RISCHI.

Non è finita e non sarà finita se non smantelliamo questo sistema mafioso, criminale ed assassino che si cela dietro l’utilizzo di questi prodotto non testati e scientificamente insicuri e mortali per una quota notevole di vaccinati. 

Convezione di Oviedo” 

https://www.youtube.com/watch?time_continue=3&v=X331v5fE7Ec